domenica 22 maggio 2011

CRONACA DI UN DOLORE

PENSIERI SPARSI

di Maria Zuppello



Afferare gli oggetti come fossero l’ultimo richiamo di vita disponibile. Una tazza di porcellana, un giocattolo antico, un libro. Tracce di un antico viaggio già compiuto con un suo inizio e una sua fine, una mappa indiscussa che non trova più le parole...
Dirimpetto al dolore solo l’essenza può sostenere le radici del vivere. E quando anche la scrittura trova una sua via di fuga resta un vuoto primitivo, senza più anelito di creazione. Allo specchio guardandosi strani pensieri rendono opaca l’aria circostante. Così disarmonici da non sembrare più umani ma concrezioni della materia in cerca di un corpo da coprire. Ma non è protezione quella solo una mera casualità delle circostanze. Invisibile al mondo la mia essenza gli è comunque di ostacolo. Un sasso su cui inciampare rapidamente e da cui con la stessa rapidità riprendersi. Non mi vedono ma esisto e questo è un problema.

Destino d’eccezione con varianti. Pensa questi pensieri mentre le parole si ingarbugliano e cedono alla tentazione dovuta del silenzio. Niente accade perchè tutto avvenga. Niente accade perchè non c’è niente. Niente accade perchè è così che deve essere. E se è così che deve è lecito chiedersi cosa accadrà dopo? O il niente elide anche l’illusione temporale?

Ho sempre professato l’esercizio della responsabilità, in qualsiasi circostanza a qualsiasi prezzo.Ma la casualità dell’esistenza si è presa beffa di me e mi punisce adesso con una quiete nervosa in cui vorrei abbandonarmi solo all’inerzia della coscienza. A forza di voler dirigere il guado ci sto annegando dentro.

Accetta l’inevitabilità di questo movimento. E’ un percorso ma non lo sai, è cambiamento ed evoluzione anche se è un movimento fermo. Sì, esistono i movimenti fermi in cui ogni elemento si congela e nella stasi dell’essere scopre l’eternità delle passioni.

Postivo, negativo, bene e male sono le etichette con cui in realtà prendiamo le distanze del mondo. Da noi stessi e dalla nostra forza creatrice.

E’ nel dolore che contemplo la mia umanità.

Sono condannata a raccontare il mio dolore e a ricevere in risposta la sua eco.la vera lettura delle cose è impossibile, restano solo le interpretazioni che non sono mai innocenti.

Devo passare da un pensiero religioso dell’esistenza che concepisce solo l’assoluto in tutte le sue forme ad un approccio atomista. Ogni cosa è scomposta in se e così via all’infinito. Camminiamo su tanti punti che ci fanno continuamente perdere l’equilibrio.

Alla fine ciò che conta è il sentimento ne sono certa, anche quando il mondo sembra non darmene ostinatamente ragione.

Divorati dall’idea di immortalità avveleniamo il nostro essere mortali. Ogni giorno.
Non si può ammettere l’impossibilità. E’ per questo che soffriamo. Dio si vendica di noi e della nostra finitudine. Per questo non smettiamo di supplicarlo.

Era morto. La morte era dunque arrivata anche per lui. E ora non sarebbe arrivata mai più. Era già lontana.

Ogni parola vale per il suo contrario. Tutto è possibile dunque.

Tengo le parole per dopo. Riempire il mio destino con esse fino a che la direzione si farà avanti

Scrivere non c’entra nulla con l’estetica. E’ il mio messaggio al postino dell’esistenza.

Descrivere ogni singolo dettaglio è un modo per non lasciar andare via l’oggetto
Accettare la letteratura perchè non se ne può fare a meno. Le parole non sono intinte nel sangue ne sono al contrario la negazione, ponti sottili tra un’affermazione e l’altra. E’ il mio tradimento al disgusto quotidiano.

L’arte dello scrivere dà l’illusione che esista una verità e che le si possa andare incontro.
Regredire, regredire fino ad incontrare l’infinito-

Il valore distruttivo delle parole. Le parole distruggono gli oggetti perchè ne prendono il loro posto. E se esistessero solo per poi sparire? Rinviati al mistero primario ci perdiamo sempre.

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